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Il Museo archeologico al Teatro romano di Verona e l'Egitto

I primi oggetti dell'Egitto antico giungono a Verona - in numero molto ridotto - nel Cinquecento, tramite il commercio antiquario probabilmente romano; essi, confluiti nel "museo" realizzato dallo speziale Francesco Calzolari, sono oggi dispersi.
In seguito un piccolo gruppo di materiali egizi entrò nella collezione del conte Ludovico Moscardo; essi furono pubblicati nel 1656 nel volume descrittivo della raccolta e sono attualmente conservati nel Museo Miniscalchi Erizzo (via San Mammaso, n. 2/a; www.museo-miniscalchi.it).

Note overo memorie del Museo del Conte Lodovico Moscardo, nobile veronese. Verona, 1672. Pagina 18

Immagine tratta dal volume Note overo memorie del Museo del Conte Lodovico Moscardo, nobile veronese. Verona, 1656.

 

Solo alcune parti di mummie di proprietà di Moscardo, dopo diversi passaggi ereditari, furono donate nel 1912 ai Civici Musei di Verona e sono oggi esposte nel Museo di Storia Naturale, nella sala della storia del naturalismo veronese.

Furono poi recuperati dal grande erudito Scipione Maffei, forse a Torino, due frammenti di pilastri dorsali di statue; ne resta oggi uno solo, in basanite, con iscrizione relativa a un sacerdote di Eliopoli, esposto nell'ingresso del Museo Lapidario Maffeiano.

Il cortile del Museo Lapidario Maffeiano, in una veduta dall'ingresso

Il cortile del Museo Lapidario Maffeiano, in una veduta dall'ingresso

Probabilmente dal commercio di antichità fiorente a Roma provengono i materiali entrati nella collezione di Francesco Muselli; editi nel 1756, sono oggi conservati nel Museo Archeologico al Teatro romano. Fra questi si trovano non solo opere autentiche, ma anche falsi - come una coppia di bronzetti di Iside e Osiride con finti geroglifici - e riproduzioni, testimonianze dell'"egittomania" che si stava diffondendo nel Settecento.

Un gruppo più cospicuo - costituito da statuette di bronzo, ushabty, statuine di animali - fece parte della raccolta tardosettecentesca di Jacopo Verità, anch'essa conservata nel Museo Archeologico, con altri materiali egizi recuperati nell'Ottocento da missionari operanti in Africa o facenti parte della collezione di Carlo Alessandri, giunta nelle raccolte comunali nel 1896.

Statuina di gatta in bronzo, della collezione egizia del Museo Archeologico al Teatro romano di Verona

Statuina di gatta in bronzo, della collezione egizia del Museo Archeologico al Teatro romano di Verona
(n. inv. 30255, foto G. Stradiotto)

 

Accanto agli oggetti giunti attraverso il collezionismo, il Museo Archeologico conserva un importante nucleo di opere provenienti dal santuario a Iside e Serapide che venne eretto a Verona in età romana, nella zona a sinistra dell'Adige, dove si trovavano il teatro e l'odeon.

Si tratta di sculture in pietre pregiate, che si trovano solo in Egitto, come la basanite o la sienite rosa di Assuan, in cui è realizzata una bella testa di sfinge.

Testa di sfinge in sienite rosa di Assuan dell’Iseo di Verona, dagli scavi del teatro romano

Testa di sfinge in sienite rosa di Assuan dell'Iseo di Verona, dagli scavi del teatro romano
(Museo Archeologico al Teatro romano di Verona, n. inv. 29055, foto G. Stradiotto)

Del luogo di culto sono noti gli arredi ma non l'ubicazione precisa, sulla quale si susseguono ipotesi diverse da quasi due secoli. Ad esso appartenevano certamente diverse iscrizioni latine, riferite appunto alla triade egizia (Iside Serapide e il figlio Arpocrate), che godette a Verona di considerevole seguito in epoca romana.

EVENTI 2016/2017

Al termine di una serie di lavori di ristrutturazione, Il Museo Archeologico Al Teatro romano di Verona riapre ospitando la Mostra "L'Egitto a Verona" che si prolungherà dal 28 maggio 2016 fino a settembre 2017.
La mostra, a cura di Margherita Bolla, è situata al piano principale del Museo ed è suddivisa in sezioni. Il visitatore potrà spaziare in diversi ambiti della civiltà egizia, a partire dallo spazio religioso e della magia, passando ai rapporti tra Roma ed Egitto, fino ad arrivare all'Egittomania che ha sempre destato tanta curiosità in Europa.
Uno spazio particolare sarà dedicato a Carlo Anti, studioso e rettore dell'Università di Padova, che negli anni Trenta dello scorso secolo diresse la Missione archeologica italiana a Tebtynis. Alla sua attività è dedicato un video d'epoca che conclude la mostra.